sabato 17 aprile 2010

Il Carnevale di Venezia (di Fabrizio Corsi)

Il Carnevale di Venezia

Il Carnevale di Venezia……

…Un Carnevale diverso da tutti gli altri......

…Un Carnevale elegante, educato e rispettoso del prossimo, in cui non si rischia di essere vittima di scherzi

poco intelligenti o di venire ‘’schiumati’’ da capo a piedi......

…Un Carnevale in cui tutti possono partecipare, dal bambino alla persona anziana, sentendosi tutti protagonisti

(nessuno escluso) a dispetto dell'eta'.......

…Un Carnevale unico al mondo, atteso non solo dai veneziani, ma da tantissime persone di tutto il mondo che ogni anno si ritrovano in questa meravigliosa citta' e che partecipano a questo magnifico evento sfoggiando bellissimi costumi che uniscono sia la ricerca della splendida eleganza e raffinatezza del periodo d'oro della Serenissima, sia quell' autentica esplosione di fantasia e colori che solamente una maschera veneziana puo' esprimere.

Durante questo purtroppo breve periodo, le antiche calli, i campi e i campielli sembrano quasi prender vita, colorandosi di mille colori dando vita ad uno spettacolo unico al mondo!

E Canal Grande........con il suo frenetico viavai di imbarcazioni di tutti i tipi e delle magnifiche gondole che in questo periodo sembrano ancora piu' belle!!!

Che dire poi di Piazza S. Marco, semplicemente presa d'assalto da migliaia di turisti in cerca di uno scatto da portare a casa come ricordo!

Qui le maschere affluiscono senza sosta come un fiume colorato in piena da mattina a sera inoltrata, dando vita ad uno scenario incredibile e, passeggiando sotto i colonnati delle Procuratie e della Piazzetta, si e' come proiettati in un passato di cui magicamente sembra di far parte e di rivivere insieme ai personaggi in costume che si ritrovano davanti agli antichi caffe' della citta'.

Quando poi giunge la notte e il buio avvolge la citta', non c'e' nulla di piu' bello che svoltare un angolo di una calle poco illuminata ed improvvisamente ritrovarsi davanti un personaggio del 1700 e vederlo venirvi incontro, avvolto nel suo tabarro scuro che si muove seguendo l’elegante movimento della camminata, mentre il suono dei tacchi riecheggia tra le strette mura……………..


Il Carnevale nei secoli


Il Carnevale veneziano aveva inizio il giorno di Santo Stefano e durava fino alla mezzanotte del Martedi’ grasso (giorno precedente le Ceneri).

Altro periodo dell’anno in cui ai veneziani era consentito l’uso della maschera, erano i quindici giorni dell’Ascensione e tramite deroghe speciali, fino a metà Giugno.

Inoltre, indossare Bauta e Tabarro era consentito durante tutte le manifestazioni più importanti come banchetti ufficiali o feste della Repubblica.

A Carnevale la classe sociale di appartenenza, l’identita’ della persona ed il suo stesso sesso era come se non esistessero piu’.

Tutti gli abitanti di Venezia (in particolar modo quelli appartenenti alla classi sociali piu’ basse (come ad esempio i poveri o la servitu’) si sentivano importanti allo stesso modo.

''Buon Giorno Siora maschera!''

Buon Giorno Siora Maschera!

Questo era il saluto che veneziani si scambiavano quando si incrociavano per la strada durante il Carnevale.

Ai giorni nostri, questo tipo di saluto si e' un po' perso, ed e' stato sostituito da un cenno effettuato con il capo.

Questo cenno puo' essere seguito da un inchino del cavaliere a cui fara' risposta una riverenza da parte della dama salutata.

In alcuni casi l'uomo puo' procedere con fare elegante ad un baciamano alla dama.

Qualora capitasse di incrociare per strada persone di ceto o rango superiore al proprio, si procedera' ad una levatura di cappello con eventuale successivo inchino dell'uomo e riverenza da parte della donna, ed e' d'obbligo lasciare loro il passo.

Le Maschere

A Venezia le maschere erano fabbricate da artigiani chiamati Maschereri.

Esistevano fin dai tempi del Doge Foscari e dall’aprile 1436 hanno un loro statuto.

Essi appartenevano alla categoria dei pittori e per il loro lavoro si avvalevano della collaborazione di altri artigiani detti targheri i quali si occupavano della decorazione dei volti.

Le maschere classiche di Venezia sono i famosissimi Arlecchino, Colombina e Pantalone.

Penso che tutti conoscano Arlecchino, Colombina e Pantalone, i piu’ famosi protagonisti della Commedia

dell’Arte tanto cara al Goldoni ed ai veneziani.

Esistevano poi anche altre maschere per cui non e’ molto corretto usare questo termine, bensi’ e’ molto piu’ giusto considerarle dei veri e propri costumi o travestimenti.

Questi erano la Bauta, la Gnaga e la Moretta.

La Bauta e’ un abbigliamento composto da un cappello a tre punte (tricorno), da un tabarro (mantello)

e da una maschera che copriva il volto al fine di risultare irriconoscibili.

Quest’ultima era detta Larva (dal latino Larva che significa ‘’fantasma’’ o anche ‘’maschera’’) in quanto era completamente bianca e anonima e non dava alcun riferimento circa colui che la indossava.

A completamento della Bauta, poteva esserci anche lo Zendale, una sorta di cappuccio in raso rifinito in pizzo che scendeva a coprire quasi tutto il busto di chi lo portava.

La Bauta veniva usata in molteplici occasioni in quanto colui (o colei) che la indossava risultava assolutamente irriconoscibile!

Non a caso, in questo modo si vestivano coloro che si recavano nei prive’ (sorte di case da gioco dove era solito accompagnarsi a dame di compagnia) e persone che avevano contratto debiti (per lo piu’ di gioco) o che non volevano essere riconosciuti quando uscivano dalle loro case da eventuali sicari per evitare di incappare in situazioni affatto gradevoli…

La Bauta era usata anche dalle donne che la adoperavano per uscire senza farsi riconoscere dal proprio marito o da conoscenti in occasione di incontri amorosi.

Altro tipo di persone che frequentemente ricorrevano all’uso della Bauta erano i preti ed altri personaggi appartenenti al clero, che spesso uscivano dalle loro residenze per incontrarsi con i propri amanti.

Rilevante il fatto che la Bauta fosse molto usata dal personale femminile del Clero.

Non poche erano infatti le suore e le monache dei vari conventi (soprattutto di clausura) che la notte erano solite uscire dai loro appartamenti con lo scopo di intrattenersi con uomini che spesso risultavano essere persone conosciute in quella stessa occasione.

Per finire, la Bauta costituiva anche un ottimo travestimento per ladri e sicari in quanto il tabarro offriva loro un ottimo nascondiglio per le armi che potevano essere raggiunte ed estratte molto rapidamente.

La Gnaga era una sorta di travestimento usato dagli omosessuali di sesso maschile.

Era costituito da una veste da popolana molto povera e, a copertura del volto, era utilizzata una maschera che riproduceva le sembianze di un gatto.

Caratteristica di questi bizzarri personaggi era il fatto di avvicinarsi ad altri uomini con lo scopo di proporsi sessualmente usando un linguaggio estremamente volgare caratterizzato da una voce con un suono il piu’ femminile possibile e ‘’strascicàta’’ che alla fine assomigliava moltissimo al miagolio di un gatto.

Particolare caratteristico era costituito da un cesto che veniva portato sottobraccio e contenente delle uova che spesso e volentieri venivano lanciate sulle persone che rifiutavano i loro adescamenti.

Altro tipo di maschera molto usata era la Moretta.

Era una semplice maschera di velluto nero di forma ovale che veniva usata dalle donne.

Caratteristica di questa maschera era quella di dover essere sorretta sul volto tramite una sporgenza a bottone posta nella sua parte interna all’altezza della bocca che doveva essere stretta con i denti.

Questo sistema di ‘’fissaggio’’ della maschera al volto, impediva alla persona che la indossava di parlare

(e quindi di poter essere riconosciuta) e per questo motivo era detta anche ‘’la Muta’’.

Nei giorni del Carnevale, i Veneziani sia uomini che donne si lasciavano andare a trasgressioni di ogni tipo e, approfittando delle maschere, anche i preti le monache ed altre importanti persone appartenenti al Clero, erano soliti concedersi qualsiasi tipo di gioco proibito o di addirittura fughe amorose.

Inoltre il tabarro permetteva di nascondere molto facilmente ogni tipo di arma e questo facilitava molto l’operato di sicari, ladri ed assassini.

Per questo motivo, la Serenissima Repubblica emano’ un decreto allo scopo di impedire alle maschere l’uso del tabarro cercando in questo modo di bloccare il proliferare di crimini per la citta’.

Coloro che venivano sorpresi in flagranza di reato erano puniti con pene molto pesanti.

Gli uomini potevano essere condannati con due anni di carcere, una pesantissima multa o il servizio nelle galere della Serenissima Repubblica per 18 mesi.

Alle donne (molto spesso prostitute) era commisurata una pesantissima multa oltre al bandimento dai territori della Repubblica per quattro anni. Inoltre, spesso erano messe alla berlina tra le due colonne di Piazza S. Marco dopo aver ricevuto una seria di frustate lungo un percorso che andava da Rialto alla piazza stessa.

Negli anni successivi ci fu una continua emanazione di decreti da parte della Serenissima Repubblica.

Venne dichiarato illegale e quindi fu vietato il recarsi in maschera all’interno di luoghi sacri quali chiese, conventi e cimiteri e venne vietato vestirsi in abiti religiosi.

Fu proibito persino ballare in pubblico fuori dai giorni del Carnevale e fu posto il divieto di portare maschere all’interno della case da gioco e nei prive’ (luoghi in cui l’uso della maschera era diffusissimo tra i frequentatori in quanto permetteva di celare la propria identita’ a conoscenti o creditori)

Nel tempo il Carnevale di Venezia risenti’ molto di questi divieti ed il periodo in cui ai veneziani era permesso di mascherarsi ando’ sempre piu’ riducendosi.

Ai giorni nostri il Carnevale rivive solo per un breve periodo di alcuni giorni: pochi, purtoppo, ma tutti assolutamente meravigliosi e da vivere intensamente almeno una volta nella vita!q

Fabrizio Corsi